Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Gianni, uno dei nostri numerosi lettori che scrivono sull’argomento della rinite allergica in piscina. Questa mail ci è sembrata particolarmente interessante perchè tratta l’argomento da un punto di vista diverso: non come curarsi, ma come NON ammalarsi.

Sono un nuotatore che ha superato la sessantina. Questo significa che nuoto ormai, sebbene in modo discontinuo, da 50 anni. Ho fatto pratica anche a livello agonistico, senza mai eccellere, ma posso dire che il nuoto è stato, fra gli sport praticati, il mio primo amore.

Se per tutto questo tempo ho continuato a nuotare è perché non ho mai avuto problemi. Prima! Posso dire di aver frequentato piscine di ogni tipo: vasca corta, vasca lunga, coperte e scoperte. Tutto questo fino a qualche tempo fa, prima di ricominciare la mia “discontinuità” quando, all’improvviso mi sono trovato di fronte al problema in oggetto.

Anche io, in un primo tempo, credevo che i disturbi ai quali andavo soggetto dipendessero dalla mia noncuranza, dal non coprirmi adeguatamente all’uscita dalla piscina. Poi, mia moglie, mi ha consigliato di consultare internet ed ecco che, d’improvviso mi sono trovato in buona o, direi più appropriatamente, sfortunata compagnia. Leggendo l’articolo principale e i vari commenti mi sembra di aver capito che il problema si sta rivelando sempre più preoccupante solo in questi ultimi anni.

In effetti anch’io non ho mai avuto problemi se non in questi ultimi tempi e sempre in piscine, anzi in verità sempre nella stessa piscina coperta con vasca di 25 metri. Nelle piscine scoperte o al mare nessun problema si è mai presentato. I sintomi riscontrati all’uscita di questa piscina coperta, invece, sono gli stessi elencati da tutti gli scriventi; naso che cola sebbene chiuso con impossibilità di respirare, forti sternuti, mal di testa da sinusite, occhi arrossati malgrado l’uso di occhialini. Perdurare del fenomeno dalle 24 alle 36 ore dall’inizio (solitamente 4/6 ore dopo essere uscito dalla piscina).

Di mettermi un “tappanaso” non ci penso neppure; per un nuotatore sarebbe come fare nuoto pinnato che è tutta un’altra cosa e poi con quell’aggeggio li si rischia di perdere il coordinamento.

Credo piuttosto che il problema che, ripeto, si è manifestato per me solo in questi ultimi anni, non dobbiamo essere noi utenti a risolverlo con aggeggi ingombranti e cure palliative, ma bensì i gestori e di conseguenza i fornitori di prodotti disinfettanti: prodotti che, ho l’impressione, in questi ultimi anni siano diventati troppo “aggressivi” (non saprei usare un’espressione più appropriata)

Un’ultima cosa: il problema, secondo me, non è provocato esclusivamente dal cloro, il cui odore ricordo, in anni passati, essere molto più intenso, ma dalla sua mescolanza con altri e, presumo, nuovi prodotti disinfettanti.

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