Il concetto di piscina domestica è in fase di revisione e di definizione più precisa da parte del CEN, la commissione europea che scrive le norme tecniche, ed è un concetto complesso. Anche nella legislazione italiana restano zone d’ombra, quali ad esempio le piscine costruite in una villa privata che viene affittata per brevi periodi ad uso turistico, per le quali ancora non si è trovata soluzione, poiché implica adempimenti, e quindi investimenti, diversi a seconda della destinazione d’uso della piscina oggetto di norma.

Per tutte le altre piscine private, invece, ora la norma tecnica c’è. Anzi, ce ne sono due, o per meglio dire sei: sono la EN 16582, divisa in tre parti, e la EN 16713, a sua volta divisa in tre parti. Le due norme riguardano, rispettivamente, le strutture e gli impianti. La EN 16582 è stata pubblicata in agosto in Europa ed in ottobre è stata recepita e pubblicata dall’UNI, ed è quindi pienamente in vigore, mentre la EN 16713 sarà pubblicata in Europa entro il mese di febbraio. L’Italia avrà sei mesi di tempo per recepirla e dovrà rivedere le norme nazionali che contengano riferimenti in contrasto. La UNI 10637 quindi dovrà essere nuovamente revisionata, nonostante sia appena stata pubblicata l’ultima revisione, al fine di togliere od uniformare i riferimenti in contrasto con le nuove norme europee. La commissione UNI sulle piscine si riunirà a marzo e in tale occasione verranno prese le decisioni al riguardo.

Le due nuove norme europee sono state elaborate in circa cinque anni di discussione e presentano numerosi aspetti di novità. Come prima cosa va evidenziato che si tratta di norme prestazionali, definiscono cioè i requisiti qualitativi minimi ed i test che devono essere fatti per verificarli e dimostrarli. La tutela del cliente finale ha ispirato la maggior parte del testo delle norme, e si concretizza attraverso la produzione di dichiarazioni, manuali, istruzioni, che devono essere consegnati dagli installatori e da chi immette sul mercato i componenti delle piscine.

La novità principale di queste norme è costituita quindi da una sorta di rivoluzione culturale piuttosto che tecnica: il cliente finale ha diritto di ricevere ciò che compra e di sapere in anticipo cosa acquisterà. Le norme non impongono standard di qualità particolarmente alti, ma impongono di illustrare in modo chiaro e preciso cosa si vende, effettuando anche test laddove non sia possibile determinare in anticipo e con sicurezza il livello qualitativo dichiarato in sede di preventivo.

Tra le principali novità si trova la definizione delle classi di tenuta dell’acqua: sono tre e vanno dichiarate in fase di preventivo. La norma indica anche come effettuare i test per la verifica, in caso di contestazione. Per quanto possa sembrare assurdo, e qui è la rivoluzione culturale, si può anche vendere una piscina che non garantisca una perfetta tenuta dell’acqua, ma lo si deve dichiarare prima della vendita. Nella EN 16582 vengono inoltre definiti i requisiti minimi strutturali, ribadendo l’obbligo di un progetto strutturale per ogni piscina, così come quelli relativi alla resistenza alla corrosione per le piscine in pannelli in metallo, quelli relativi alla sicurezza per bordi sporgenti ed aperture. Una grande parte della norma è dedicata ai mezzi di accesso delle piscine fuori terra, con il fine di impedire l’ingresso in acqua incontrollato dei bambini sotto i cinque anni.  Nella EN 16713 vengono introdotte le norme sulla sicurezza delle prese di fondo, in linea con quelle già previste per le piscine pubbliche, con qualche leggera modifica, compresi i test da effettuare per verificare il pericolo dell’intrappolamento dei capelli.

Vengono definiti i punti che devono essere illustrati e chiariti in fase di preventivo, oltre a quelli in fase di collaudo e consegna della piscina finita. In sostanza, il manuale d’uso e manutenzione di una piscina assomiglierà a quello che già riceviamo quando acquistiamo un elettrodomestico e dovrà contenere una serie (piuttosto lunga e dettagliata) di informazioni obbligatorie.

La norma sugli impianti fornisce requisiti obbligatori per l’efficienza dei filtri e di altri componenti dei sistemi di circolazione. Tra i numerosi test, quasi tutti a carico dei costruttori o rivenditori dei componenti, ci sono quelli da effettuare a piscina installata, tra cui la prova colore, che diventa obbligatoria quindi anche per le piscine private. La terza parte della EN 16713, la norma che tratta degli impianti, si occupa di trattamento chimico dell’acqua, dando indicazioni sui limiti chimici per le piscine trattate con cloro.

Per quanto riguarda gli impianti, al contrario della UNI 10637 non si entra nel merito dimensionale dei filtri e nemmeno del numero di filtri o di pompe da installare. Persino il tempo di ricircolo minimo non desta preoccupazioni, poiché è stabilito in otto ore. Ma il livello qualitativo va dichiarato, questa è la vera novità, sia da parte del rivenditore dei singoli componenti che da parte dell’installatore finale.

Nessuna norma quindi obbligherà a realizzare ottime piscine, ma queste norme obbligheranno a dichiarare cosa si vende.

E, forse, si può guardare a questa novità come la possibilità, per chi lavora bene, di differenziarsi. Sempre che tutti ci si comporti correttamente, a partire dai fornitori che dovranno dichiarare la qualità di ciò che vendono, fino all’installatore finale che dovrà informare il proprio cliente in modo chiaro e preciso. Se qualcosa andrà storto, sarà molto più facile stabilire in sede di accertamento chi ha ragione e chi ha torto, poiché i test di verifica sono dettagliati e circostanziati.

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