Le piscine possono essere dei luoghi di lavoro in cui si possono correre rischi per la salute, ad esempio incidenti come cadute e annegamenti, e di tipo microbico e chimico. Ricordiamo, a questo proposito, che nel 2009 sono state pubblicate due norme europee che specificano i requisiti di sicurezza delle piscine che interessano una vasta gamma di impianti: progettazione e costruzione delle piscine di nuova realizzazione.
Per approfondire il tema della sicurezza in questi particolari ambienti di lavoro presentiamo un breve documento informativo realizzato da Suva, istituto svizzero per l’assicurazione e la prevenzione degli infortuni, intitolato “Factsheet cloramine nelle piscine”.
Il documento affronta i pericoli di origine professionale più importanti che derivano dalla presenza di sostanze estranee nell’aria delle piscine.
I lavoratori in questo ambiente possono presentare “irritazioni delle congiuntive, delle mucose del naso e della gola come pure delle vie respiratorie inferiori, causate dal cloro e da derivati del cloro (soluzione di ipoclorito di sodio, cloramine)”. Inoltre la presenza di guasti, ad esempio con fughe di cloro, vapori di acido cloridrico o di ozono, può portare a “irritazioni acute delle vie respiratorie come bronchiti, bronchioliti o disfunzioni delle vie respiratorie (RADS: Reactive Airways Dysfunction Syndrome)”.
Un altro pericolo per questi lavoratori è rappresentato dalla possibile comparsa di asma professionale come conseguenza della tricloramina, un derivato delle cloramine.
Senza dimenticare che, in ambito respiratorio, allergie possono essere causate anche da micobatteri (polmonite da ipersensibilità) o da funghi (p. es. aspergillus)”.
Nella letteratura scientifica sono poi descritti “problemi a livello delle vie respiratorie causate da endotossine e da polveri organiche (Organic Dust Toxic Syndrome)”, nonché casi di febbre di Pontiac come conseguenza dell’esposizione a legionelle.
Le cloramine
Il documento ci ricorda le cloramine “si formano a partire da composti dell’azoto, immessi dai bagnanti (urina, sudore) nell’acqua delle piscine, nonché dal cloro e dai suoi derivati, utilizzati per l’igiene nelle piscine”. E i derivati più importanti delle cloramine sono la dicloramina e la tricloramina.
In particolare la tricloramina “causa delle irritazioni a livello delle congiuntive e delle vie respiratorie superiori e inferiori”.
Da uno studio effettuato dall’INRS francese (Institut National de Recherche et de Sécurité) – su un campione di 334 dipendenti in 63 piscine – si evidenzia che “le irritazioni delle congiuntive, del naso e della gola nonché delle vie respiratorie inferiori sono state lamentate con una frequenza superiore in questo gruppo professionale”. E più è alta l’esposizione alle cloramine, più frequentemente sono state rilevate irritazioni.
In particolare le “persone testate lamentavano molto più spesso disturbi irritativi se le concentrazioni di tricloramina erano superiori a 0,5 mg/m³. Dove le concentrazioni erano invece tra 0,3 e 0,5 mg/m³, i lavoratori avvertivano soprattutto dei disturbi alle congiuntive”.
Normalmente i disturbi erano presenti solo sul luogo di lavoro e “non è stata constatata una relazione tra i disturbi cronici a livello delle vie respiratorie e l’esposizione a cloramine”.
Partendo da questo studio si può dunque affermare che la cloramina “causa disturbi irritativi temporanei alle congiuntive, alla faringe e alle vie respiratorie inferiori e superiori a seconda del livello di concentrazione nell’aria ambiente”.
Che le cloramine possano portare ad una vera asma professionale acuta “è stato mostrato a più riprese, ed in parte documentato, con test specifici di provocazione bronchiale”. E questa patologia “non è stata rilevata solo nel caso di dipendenti delle piscine ma anche nelle persone che lavorano nella sanità pubblica (disinfettanti) e nel campo della medicina legale”.
Inoltre una relazione tra l’influsso di cloramine e la comparsa di asma “è stata descritta anche per i nuotatori sportivi, sia per gli adulti e i bambini che si soffermano in piscine”.
La prevenzione
Se gli studi svolti finora “non permettono ancora di stabile per la tricloramina un valore limite basato sulle conseguenze per la salute”, per “prevenire o almeno ridurre i disturbi irritativi dovuti all’esposizione professionale alla tricloramina (ad esempio nel caso dei bagnini), è consigliabile mantenere le concentrazioni di al di sotto del valore indicativo di 0,5 mg/m³”, anche se “è tuttavia preferibile mantenere un valore di 0,3 mg/m³”.
Le concentrazioni di tricloramina superiori a 0,5 mg/m³ “sono state rilevate soprattutto nelle piscine con attrazioni particolari e meno nelle piscine classiche, dovute spesso alle temperature più elevate dell’acqua e dell’aria e alla maggiore liberazione nell’aria ambiente causata dalla superficie mossa dell’acqua”.
Alcune dei consigli e delle misure di prevenzione riportate nel documento:
- far seguire ai bagnini una specifica formazione sull’uso di disinfettanti nelle piscine pubbliche;
- “se, sulla base dei disturbi presentati da dipendenti, si suppone l’origine professionale dell’asma o un suo notevole peggioramento causato dalla professione”, sottoporre i lavoratori ad un “accertamento medico specialistico per documentare o escludere un’asma effettivamente di origine professionale”;
- se i dipendenti “presentano delle irritazioni della regione delle congiuntive, delle vie respiratorie superiori e inferiori o della gola, è necessario chiarire le cause e, sulla base dei risultati, esaminare l’attuazione soprattutto di misure tecniche (verifica della clorazione, ottimizzazione quantitativa e qualitativa del ricambio dell’acqua, aerazione naturale e tecnica migliorata dei locali; sorveglianza delle piscine da una cabina e con videocamere) e di misure organizzative (riduzione del tempo di presenza nella zona delle piscine; rispetto delle regole d’igiene da parte dei bagnanti)”.
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