Rinnovabili a rischio con la manovra finanziaria. Lo denunciano le maggiori associazioni di settore ed esponenti politici, che nei giorni scorsi hanno più volte chiesto lo stralcio dell’articolo 45 dal DL 78/2010 per la stabilizzazione finanziaria e la competitività economica. L’articolo, che insieme alle altre misure dovrebbe contribuire alle politiche di rientro volute dall’Unione Europea, prevede che il Gse, Gestore dei servizi energetici, non possa più acquistare i certificati verdi rimasti invenduti.

L’incentivo dei certificati verdi è entrato in vigore con il Decreto Bersani. Si tratta di certificati che corrispondono ad una certa quantità di emissioni di CO2. Se un impianto alimentato da fonti rinnovabili produce energia emettendo meno CO2 di quanto avrebbe fatto un impianto alimentato con fonti fossili, il gestore ottiene dei certificati verdi che può rivendere a industrie o attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili ma non lo fanno autonomamente.

 

Nonostante le richieste inoltrate, il Governo ha confermato il mantenimento dell’articolo. Con l’emendamento 45.1000, presentato dal senatore PdL Antonio Azzollini, relatore del provvedimento, sono state anche indicate le modalità di impiego dei risparmi ottenuti grazie all’applicazione della norma.

 

Secondo la proposta di modifica, le risorse potrebbero finanziare la ricerca. I due terzi delle risorse ottenute sarebbero destinati alla costituzione di un fondo del Ministero dell’Istruzione e dell’Università per interventi a sostegno della ricerca scientifica. Spetterebbe poi al Ministero l’emanazione di un decreto per la ripartizione dei fondi tra i vari interventi finanziabili.

 

Un terzo del risparmio creato dall’articolo andrebbe invece a ridurre il prezzo dell’energia elettrica per i consumatori finali mediante la decurtazione della componente tariffaria A3. I criteri e le modalità per la quantificazione dei risparmi dovrebbero essere stabiliti con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sentita L’Aeeg, Autorità per l’energia elettrica e il gas, entro novanta giorni della entrata in vigore della legge di conversione.

 

Il mantenimento dell’articolo 45 e le novità introdotte dall’emendamento ha suscitato critiche dall’Aper, Associazione produttori energia da fonti rinnovabili, che nella manovra finanziaria vede una contraddizione dei principi sanciti con le linee guida presentare a Bruxelles per ottemperare agli obblighi comunitari derivanti dalla Direttiva 2009/28/CE. In sede di Unione Europea l’Italia si è infatti impegnata ad incentivare le fonti rinnovabili per raggiungere gli obiettivi del 20 – 20 – 20 concordati alla Conferenza di Copenhagen.

 

Secondo l’associazione, la cancellazione dell’obbligo da parte del GSE di ritirare i certificati verdi in esubero potrebbe squilibrare il mercato determinando il crollo delle quotazioni. Finora l’acquisto delle eccedenze ha sostenuto la domanda garantendo un prezzo minimo, che invece crollerebbe all’interno del libero mercato.

 

L’emendamento creerebbe inoltre un precedente giudicato pericoloso prevedendo, con l’utilizzo dei proventi delle bollette elettriche per finalità esterne all’equilibrio del settore energetico, uno spostamento di fondi da un Ministero all’altro. Allo stato attuale, inoltre, la ricerca è già finanziata dalle bollette senza passare attraverso il Bilancio dello Stato.

 

Il rischio prospettato da Aper è la crisi dell’indotto delle rinnovabili, con la scomparsa di molti posti di lavoro e il fallimento di diverse iniziative imprenditoriali avviate proprio grazie alla presenza degli incentivi.

 

Si attende ora l’iter per la conversione in legge. Sul testo potrebbe essere posta la fiducia. Dal Ministero dell’Ambiente intanto arrivano rassicurazioni su una possibile soluzione da discutere in Parlamento.

Paola Mammarella

 

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