Perchè non riusciamo a spostarci dal colore azzurro dell’acqua della piscina? Eppure la piscina NON E’ il mare… Ci riflette Elena Scantarelli, blogger di Repubblica.it in un interessante articolo:

Ricorderete il giorno in cui l’acqua della piscina del Centro Aquático Maria Lenk, all’interno del parco Olimpico di Rio de Janeiro, di colpo divenne verde. Erano le Olimpiadi del 2016 e una tuffatrice canadese, che avrebbe dovuto gareggiare proprio in quella piscina, disse, in quell’occasione, una frase indimenticabile: tuffarsi in una piscina azzurra può essere molto complicato, perché ruotando si fatica a distinguere il cielo dall’acqua.

C’è un legame fortissimo tra letteratura e tuffi, lo spiega bene Raffaele La Capria. In particolare scrivere, proprio come buttarsi ad angelo nell’acqua del mare, richiede abbandono e forza, precisione e grazia in uguale misura. Sapere tutto, e poi chiudere gli occhi e saltare, dimenticando. Cosa è sopra e cosa è sotto, che la terra è diversa dal cielo, l’aria dall’acqua.

Tanto ormai non c’è più niente da fare: una volta staccati i piedi dal trampolino l’unica cosa che conta è la bellezza, entrare in acqua nel modo migliore. Il blu del mare il corpo del tuffatore che lo apre in due, il bianco della schiuma. La trasparenza, che vale per il mare, per i tuffi e soprattutto per la letteratura. Eppure secondo quella tuffatrice, una piscina verde è una benedizione. Nonostante le alghe, l’inquinamento e chissà quale altre orrorifiche ragioni l’avessero, quel giorno, trasformata. Perché una piscina non è il mare, non è l’acqua sotto villa Donn’Anna, dalle cui finestre si tuffava La Capria da ragazzino.

Una piscina è un’invenzione, un artificio e se deve essere artificiale, allora che sia esattamente come serve, sembra dire la tuffatrice canadese. Ma allora perché non rossa, nera, gialla? Sulle forme, infatti, non abbiamo lesinato. Accantonata la mimesi – il mare, i fiumi, il lago – abbiamo scelto lo spasso, inventando forme che soddisfacessero il nostro desiderio, somigliassero alle nostre manie. Abbiamo costruito piscine a serpente, lettere dell’alfabeto, a imitazione di animali, strumenti musicali, cuori… Abbiamo punteggiato certe zone del mondo con enormi giocattoloni piantati a terra e pieni d’acqua, dall’aspetto ripugnante.

Ma l’acqua è sempre rimasta azzurra.

Ci sono rivestimenti in PVC, tappetoni bianchi neri grigi, color sabbia che ombreggiano il colore per armonizzarlo col contorno. Ma sono sempre sfumature di blu. Mentre chiunque accetterebbere di tuffarsi in una piscina a forma di rene, a nessuno verrebbe mai in mente di tuffarsi in acque color sangue. Proprio come in letteratura: il contenuto è sempre quello, è la forma che cambia.

 

http://www.repubblica.it/rubriche/sfumature/2017/06/19/news/perche_la_piscina_deve_essere_come_il_mare-168100412/