E’ stato un buon giocatore di pallacanestro Andrea Novelli, 62 anni, per 11 anni presidente dell’Uisp di Roma, ora responsabile del Forum del Pd di Roma per lo sport, portavoce del Comitato Olimpiadi bene comune, che dopo il no di Mario Monti alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020, al quale aveva segnalato “la spesa abnorme”, ha cambiato nome e obiettivo.

Si è trasformato in “Comitato sport bene comune” e la sua prima proposta è stata di spendere i tre milioni di euro che il Campidoglio aveva stanziato a sostegno del comitato promotore della candidatura di Roma a favore dello sport romano, quello lontano dai grandi riflettori, a partire dalla valorizzazione e realizzazione dell’impiantistica sportiva fino alla promozione dello sport per tutti. Novelli, laureato in giurisprudenza e pedagogia, consulente gestionale amministrativo, presidente della società Primavera Ciclistica che organizza lo storico Gran Premio della Liberazione, spiega ad Affaritaliani, nella quarantaduesima puntata della rubrica “Roma che verrà” che è “ora di portare lo sport nei parchi e nelle piazze per tutti i cittadini, di tutte le età, e di smetterla con i grandi eventi”.

Come è lo stato della pratica sportiva a Roma?

“Faccio una premessa, non parlo di sport codificato perché, a mio avviso, lo sport va inteso in un senso più ampio. I censimenti dicono che il 22 per cento dei romani fa un’attività sportiva sporadica, il 40 per cento non la fa affatto, soltanto il 18 per cento esercita una pratica continuativa e in questa percentuale soltanto il 20 per cento è iscritto ad una federazione sportiva o a un’associazione di promozione sportiva. I tesserati sono quindi una piccolissima parte e così gli enti si occupano soltanto di questa fascia scarsissima. Sono 120mila gli sportivi dai 6 anni in su ed allora osservo che non possono essere soltanto questi i fruitori di sport e così non può funzionare. Le politiche sportive comunali debbono invece incentivare lo sport per tutti i cittadini, particolare questo che nessuno affronta.

Sono tantissime le persone non tesserate che vanno a correre nei parchi di Roma, che però non hanno, o sono poche, strutture ad esse dedicate. A Villa Pamphili, ad esempio, non c’è un luogo dove cambiarsi. Primo compito di un ente locale è anche quello di creare piccole strutture per questi sportivi perché non c’è più spazio per grandi impianti mentre c’è bisogno di strutture per tutti. Continuo a pensare che le strisce pedonali possano essere un incentivo per quello che io definisco lo sport per tutti, che i marciapiedi siano il più grande impianto sportivo. Camminare velocemente quattro volte la settimana per 30 minuti per fare attività sportiva e motoria va inteso in senso sportivo, come benessere della persona, vale a dire stare bene. L’attuale amministrazione comunale da questo punto di vista non funziona: si dia da fare per attrezzare parchi e strade. Poi faccio una seconda considerazione: le palestre nelle scuole. Per quei 120mila sportivi dei quali parlavo prima si fa solo pallacanestro e pallavolo. Quanti sono, ad esempio, i corsi di yoga? Ed inoltre le palestre scolastiche sono in stato di abbandono”.

E lo stato dell’impiantistica?

“Questa amministrazione, come quelle precedenti, non ha fatto nulla. Non c’è nessuna ottica per gli impianti sportivi, in alcuni municipi sono pochi, in altri troppi. Sostengo che debba esserci una forma di regolamentazione sulla loro apertura e sul loro funzionamento, perché oggi uno può aprire e gestire un impianto e gestirlo come gli pare. Nel corso di questa amministrazione comunale si sono verificati episodi di malcostume, come per la palestra di via Balzaretto, in XVI Municipio e per l’impianto di calcio in via delle Vigne Nuove, dati senza gara e ‘casualmente’ a società riconducibilie ad una certa area politica. L’altro problema è che non c’è alcun collegamento con le politiche scolastiche. L’esperienza di questa giunta sono stati i Ludi Motori dell’assessore alle politiche educative con qualche riecheggiamento ad epoche passate e tutti basati sulla prescrittibilità degli esercizi, tutti uguali, l’esatto opposto di un’attività motoria a misura dei bambini delle scuole elementari e medie”.

A Roma ci sono cattedrali incompiute, i cui lavori sono stati interrotti o fatti male come il palazzo dello sport di Calatrava a Tor Vergata o la piscina di Valco San Paolo, o il centro paralimpico al Tre Fontane i cui lavori sono alla fase degli scavi o della vita periodicamente a rischio dei complessi attigui, dove si praticano hockey, pattinaggio e rugby e dove c’è una struttura per il basket inutilizzata.

“Non mi interessa nulla dell’opera di Calatrava, io mi occupo di sport e al movimento sportivo non porta nulla. Valco San Paolo e Tre Fontane sono due strutture che potrebbero essere gestite per l’attività motoria dei cittadini, così come l’impianto natatorio di Ostia. Sono contrario ad una logica esclusiva di costruzione di case per il rugby o per il nuoto. Il Comune si deve occupare dello sport dei cittadini. Inoltre sostengo che i grandi eventi, come la Formula 1, le Olimpiadi, non sono una questione di sport in quanto qui ci sono grandi temi convergenti come turismo ed economia. Si è caricato un evento sportivo, le Olimpiadi, per lo sviluppo della città, come la linea C della metropolitana, utilizzando lo sport per attirare soldi. Invece occorre investire sullo sport che genera occupazione, sviluppa l’economia e il benessere delle persone. Il sindaco Alemanno continua a immaginare Roma come un fondale di grandi eventi sportivi, come l’arrivo del Giro d’Italia al Colosseo, campi di calcetto sotto l’Arco di Costantino, la Formula 1 all’Eur. E’ un concetto falso di città e di sport. Una cosa estremamente grave è che Roma non ha un assessorato alla sport eppure si è candidata alle Olimpiadi”.

Come immagina lo sport della Roma del domani?

“Dovrebbe essere uno sport che privilegi quelli non codificati, ad esempio piazze di boxe come si faceva una volta alla Festa de’ Noantri. Ma soprattutto mi aspetto che a Roma ci siano luoghi di confronto, che questa giunta ha eliminato cancellando luoghi di intermediazione con le società sportive, proposti invece da Province e Regione con gli Stati Generali dello sport, ai quali il delegato allo sport del Comune di Roma Alessandro Cochi era assente e che non ha alcun rapporto con gli enti intermedi di promozione sportiva”.