Un programma di interventi ‘verdi’ che coinvolga i due terzi degli edifici pubblici, per il risparmio, l’efficienza energetica, lo sviluppo della produzione e dell’impiego di energia da fonti rinnovabili.

 

Lo prevede il disegno di legge 3079 “Norme per il risparmio energetico e lo sviluppo dell’impiego di energia da fonti rinnovabili negli edifici pubblici”, assegnato alla Commissione Attività Produttive della Camera.

 

Il ddl – spiega la relazione – nasce dal modello americano di “green-economy” e punta a contrastare gli effetti della recessione economica, promuovendo investimenti, occupazione e imprenditorialità in attività utili all’ambiente. Viene richiamata una legge francese del 2009 che mira ridurre di almeno il 40% i consumi di energia e di almeno il 50% le emissioni di gas serra di tutti gli edifici pubblici nell’arco di 8 anni. Il ddl propone quindi un programma energetico e ambientale per gli edifici pubblici, che assegna allo Stato e alle autonomie locali un ruolo di esempio nel perseguimento di obiettivi virtuosi in campo energetico e ambientale.

 

La Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’energia rinnovabile – ricorda il relatore -, ha recentemente stabilito che ogni Stato membro debba presentare, entro il 30 giugno 2010, alla Commissione europea, piani nazionali di azione per le energie rinnovabili. Nel 2020 in Italia l’energia dovrà provenire per il 17% da fonti di energia rinnovabili; per raggiungere questo obiettivo, l’Italia dovrà più che triplicare le energie rinnovabili consumate: da 7,1 Mtep nel 2005, a 22,25 Mtep nel 2020.

 

La proposta di legge punta quindi a dare attuazione alla Direttiva 2006/32/CE concernente l’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici; tale direttiva assicura, appunto, un ruolo esemplare del settore pubblico attraverso l’adozione di una o più misure che migliorino l’efficienza energetica, a livello nazionale, regionale e locale.

 

Il ddl prevede un programma di interventi ‘verdi’ per il risparmio, l’efficienza energetica, lo sviluppo della produzione e dell’impiego di energia da fonti rinnovabili, che coinvolga i due terzi degli edifici pubblici. Gli interventi dovranno produrre una riduzione di almeno il 30% dell’energia consumata dagli edifici pubblici nell’anno precedente a quello di entrata in vigore della legge e lo sviluppo della produzione e dell’utilizzo dell’energia da fonti rinnovabili pari ad almeno il 30% di quella consumata da tali edifici. Spetterà alle amministrazioni il compito di definire i progetti esecutivi degli interventi, anche avvalendosi del supporto tecnico di soggetti privati.

 

Comuni, province, regioni e Stato dovranno destinare il 50% dei risparmi energetici al rientro dal finanziamento ottenuto per la realizzazione degli interventi. Il ddl contiene un elenco delle possibili misure per l’efficienza energetica e l’impiego di fonti di energia rinnovabili. per la realizzazione degli interventi, gli enti pubblici potranno anche derogare al patto di stabilità interno. La relazione prevede che saranno investiti 16 miliardi di euro in dieci anni. Una volta rientrate dell’investimento fatto, le amministrazioni competenti conseguiranno un puro guadagno economico ed energetico. La Cassa depositi e prestiti Spa istituirà un fondo di rotazione per consentire la deroga del patto di stabilità interno e finanziare i progetti esecutivi realizzati esclusivamente dalle società di servizi energetici (ESCO) e da altri soggetti pubblici.

 

L’Agenzia del Demanio, su proposta dei rispettivi Comuni, entro il 31 dicembre di ogni anno, bandirà una gara per affidare in locazione a investitori privati, l’uso di superfici pubbliche inutilizzate, per realizzare impianti di produzione di energia elettrica o termica da fonti rinnovabili. I proventi della locazione andranno a cofinanziare, per almeno il 50%, gli interventi di miglioramento degli edifici pubblici.

 

L’esempio e lo sviluppo di tali interventi nel settore pubblico – conclude la relazione -, oltre ad indurre innovazione tecnologica, consentirebbe una grande crescita delle imprese del settore, con una conseguente crescita degli occupati, pari a circa 300.000 lavoratori in più a regime. Le ripercussioni positive indotte da tali interventi nel pubblico ricadrebbero anche sullo sviluppo dei medesimi progetti nel settore privato. Vi sarebbero, in ultimo, secondo le stime, effetti di crescita dell’1,2% del Prodotto Interno Lordo (PIL).

Rossella Calabrese

 

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