Non sono poche, infatti, le patologie che possono essere trasmesse attraverso l’acqua, l’ambiente e le superfici infette in questi luoghi affollati (data la lontananza di località balneari), punto di riferimento per lo svago estivo. Lo evidenziano numerosi studi e ricerche messi a punto in Italia e nel mondo.
“Il rischio” – avvertono i ricercatori – ” oltre ad essere legato al pericolo generico di traumi, lesioni o, in casi estremi, annegamento è, per lo più, legato, da un punto di vista igienico-sanitario, alla contaminazione microbica di origine fecale.
Pertanto il primo passo per la tutela della salute resta il rispetto, da parte degli stessi nuotatori, di precise regole comportamentali: l’uso di scarpe idonee, delle docce e il passaggio nella vaschetta disinfettante ‘lava-piedi’ prima di immergersi in acqua, e, una volta in vasca, l’uso delle cuffie. I controlli periodici dell’impianto, poi, in particolare dei parametri microbiologici e chimico-fisici dell’acqua (concentrazione di cloro residuo, pH e torbidità), associati alla verifica di specifici punti critici (funzionamento dello sfioro perimetrale e del sistema di ricircolo, pulizia dei filtri) riducono ulteriormente i rischi”.

I rischi igienico-sanitari, dipendono non solo dal numero e dalla manutenzione degli impianti tecnologici (quelli deputati al trattamento dell’acqua), ma anche dall’affollamento della struttura sportiva. La normativa attualmente in vigore, l’Accordo tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, stabilisce i requisiti minimi igienico-sanitari e gestionali di questi impianti sportivi.
Il principale rischio infettivo è di tipo microbiologico, legato cioè alla contaminazione di origine fecale, fonte di batteri, virus e parassiti in acqua.
Nelle piscine, casi isolati ed epidemie possono derivare spesso dalla diffusione di virus enterici che sfuggono ai controlli di routine sulle acque. In particolare, resistono ad una disinfezione inadeguata gli Adenovirus, associati, in questo caso, a congiuntiviti e faringiti, i Norovirus e gli Echovirus, responsabili di malattie a carattere gastroenterico e il virus dell’epatite A, anche se in teoria una bassa concentrazione di cloro residuo (bastano 0,4 mg/L) sarebbe sufficiente a eliminare le forme virali. Il suo potere disinfettante, tuttavia, è annullato dai fenomeni di agglomerazione in acqua delle sostanze organiche.
E’ facile trovare negli impianti anche virus di origine non enterica: ad esempio il Molluscipoxvirus e lo Human Papilloma virus (HPV), agenti rispettivamente del mollusco contagioso e delle temibili verruche plantari. Parte delle infezioni documentate in piscina dipendono, inoltre, da forme batteriche: batteri enterici, quali Escherichia coli O157:H7, alcune specie del genere Shigella e diversi tipi di Salmonella.
A favorire la presenza di microrganismi nelle acque di piscina, oltre alla cattiva manutenzione, bastano la temperatura dell’acqua, la presenza in sospensione di secrezioni nasali o orofaringee, materiali grassi e squame cutanee dei bagnanti. Alcuni di questi microrganismi, costantemente rilevati dai controlli igienico-sanitari, sono responsabili delle cosiddette ‘water-wash diseases’: follicoliti, affezioni oftalmiche, cutanee, auricolari e delle prime vie respiratorie. E’ il caso, ad esempio, di microrganismi appartenenti al genere Pseudomonas e Staphylococcus. Se, poi, un’adeguata concentrazione di disinfettante residuo controlla bene la P. aeruginosa, altre specie si annidano e si moltiplicano all’interno dei filtri dell’impianto. Allora risulta efficace solo il frequente controlavaggio dei filtri.
Gli stafilococchi sono un altro gruppo di microrganismi rilevabile nelle acque di piscina. E’ dimostrato che in questi casi è determinante l’affollamento dei nuotatori. L’uomo è veicolo di almeno tre specie clinicamente importanti: S. aureus, S. epidermidis e S. saprophyticus, che vengono inattivati da livelli di cloro residuo al di sopra di 1 mg/L e con il regolare controlavaggio dei filtri. Tuttavia, l’uso della cuffia e la doccia prima dell’immersione in vasca riducono a monte il rilascio di stafilococchi in acqua, e la contaminazione può essere ulteriormente controllata con l’igiene dei pavimenti e delle superfici dell’impianto sportivo. Spesso, infatti, proprio le superfici attorno alle vasche (pavimenti e rivestimenti murari) rappresentano uno dei punti critici dell’igiene in piscina: sono veicolo di infezioni cutanee e delle mucose così come di funghi e lieviti.
La Legionella è un batterio che si riproduce in acqua calda a temperature tra i 20 e i 45°C, ma il rischio di ammalarsi di legionellosi, più che all’acqua della vasca, può essere legato alla presenza del microrganismo nell’impianto idraulico e alla sua diffusione con l’aerosolizzazione di docce e rubinetti. La prevenzione passa allora dalla filtrazione dell’acqua di ricircolo.

Anche i disinfettanti della piscina, paradossalmente, possono nuocere alla salute: quelli a base di cloro formano composti organoclorurati (soprattutto trialometani) volatili, e i nuotatori li inalano dall’aria degli impianti coperti. La loro concentrazione nell’aria varia a seconda della ventilazione e della temperatura dell’acqua. In un ambiente circoscritto, quale è la piscina coperta, la concentrazione di cloroformio, di cui è noto l’effetto cancerogeno, può raggiungere valori anche elevati.
In considerazione di quanto sopra, a tutela della salute pubblica, il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica diretto dal dr Salvatore Madonia dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Enna ha messo a punto, collaborato dai Tecnici della Prevenzione dott. Calì Angelo e dott. Di Seri Vincenzo un intenso programma di controllo per monitorare la qualità igienico sanitaria di tutte le strutture, sia pubbliche che private ad uso pubblico presenti in provincia.
L’attività di controllo ufficiale già iniziata nei giorni scorsi con il censimento delle strutture esistenti ed i primi controlli si avvale anche del supporto tecnico, per i controlli dell’acqua di balneazione del Laboratorio di Sanità Pubblica diretto dal dr. Salvatore Minardi.
L’attività in questione permetterà oltre che a tenere sotto controllo gli standard igienico-sanitari delle strutture di balneazione, di fare un primo punto sulla qualità delle strutture e delle acque di balneazione in provincia tende a migliorare gli aspetti igienico-sanitari della gestione degli impianti.

 

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