Questa figura negli anni ha subito dei mutamenti notevoli e impegni di responsabilità aumentati e diminuiti in base al contesto in cui erano inseriti.

Fino a trent’anni fa era visto come un simbolo, un modello da imitare, perché non molti sapevano nuotare e pochi avevano la tecnica vera, insomma, molti sapevano galleggiare! Ma come è cambiata negli anni questa figura? Come cambia la figura inserita in un contesto di gestione privata o inserita in un contesto di gestione comunale?

L’istruttore non deve essere un mero esecutore di linee guida nè deve essere un numero che viene a tappare buchi in assenza di altri e non deve essere assolutamente una figura che vede questo lavoro come un riempitivo o un passatempo. Purtroppo in molti impianti a gestione mista o a gestione comunale molti enti di promozione sportiva promuovono corsi per diventare istruttore di nuoto in continuazione, brevettandone ogni anno decine e decine, con un quesito che nasce spontaneo, aumentano gli istruttori, ma le piscine? Le piscine no, gli impianti pubblici (sia privati che comunali, ma che permettono l’ingresso a persone associate) sono sempre quelli, anzi molti hanno dovuto chiudere perché non riuscivano a far fronte economicamente alle spese di gestione. Quindi come inseriamo tutte queste nuove figure? Nel modo più errato dal mio punto di vista, garantendo un paio di ore alla settimana a tutti. Cosa comporterà questa decisione? Porterà a non avere punti di riferimento sul bordo vasca, poiché le figure cambiano in continuazione, porterà a una difficoltà di gestione (mettere insieme e d’accordo tante teste diventa sempre più difficile), ma soprattutto porterà a una difficile specializzazione da parte dell’operatore per via delle poche ore dedicate a questo lavoro.

La soluzione migliore sarebbe quella di scegliere figure che decidono di specializzarsi, che scelgono questa strada come percorso lavorativo, per poter creare uno staff con basi solide di preparazione. Creare linee guida, un metodo, con persone preparate sarà molto più facile. Oggi la figura dell’istruttore sicuramente è più complessa rispetto agli anni passati, perché non si limita a trasmettere le conoscenze tecniche degli stili, ma deve capire le esigenze di chi si trova di fronte, bambino o adulto che sia.

Se si occuperà di bambini dovrà essere anche un pò psicologo, per conquistarne la simpatia, la sua fiducia, facendogli capire che siamo li per aiutarlo e per farlo divertire e non per sgridarlo. Se abbiamo un adulto, avremo la fortuna di potergli far capire i meccanismi che gli stiamo spiegando per accelerare il processo di apprendimento, ma ci potrà anche capitare l’adulto principiante, facendo subentrare uno stato d’imbarazzo per via di questa incapacità. Il problema di puntare su uno staff solido, preparato e fisso sta nei contratti. Una società di gestione sicuramente non può permettersi di assumere decine di istruttori per via degli alti costi di tributi e imposte, ma sappiamo benissimo che non possono essere assunti con i famosi contratti dei 7.500 euro, perché vincolati. Vincolati perché potremmo proporre questo contratto a chi avrà una fonte di reddito primario, o a chi risulta essere studente. Quindi, lavorare in piscina non potrà essere l’unica fonte di reddito da lavoratore. Questa scelta già di per se sembra quasi mettere in secondo piano una figura lavorativa e importante come questa. L’unica alternativa rimane la libera professione, cioè la Partita Iva, conveniente per il gestore un po’ meno per il lavoratore.

Se ci fosse la possibilità di creare contratti che permettano le regolarizzazione di questa figura, con aliquote sostenibili da parte del gestore per questo ambiente allora si potrebbe creare di nuovo una figura fissa e non una figura di passaggio, si potrebbe creare un professionista di questo settore.