Agli inizi della sua storia, tra gli anni ’70 ed ’80, la piscina era uno spazio dedicato allo sport ed al movimento, utile sia per chi volesse svolgere attività di tipo amatoriale, come il nuoto libero, che di apprendimento, o anche per il recupero e attività di pre o agonistica.

I salvagenti e le tavolette erano gli unici strumenti utilizzati nelle attività di apprendimento di tipo didattico: il salvagente per i principianti, la tavoletta per gli evoluti, mentre le prime palette, dette anche palmari, per il potenziamento degli arti superiori e dei rudimentali galleggianti da apporre tra le gambe, assemblati con elastici e bottiglie/contenitori di plastica vuote, costruiti in modo del tutto personale e artigianale, furono introdotti solo in un secondo momento.

E’ risaputo che le percentuali di spinta degli arti superiori in almeno 3 stili su 4 (tranne la rana) è determinato per lo più nell’avanzamento dalla parte superiore del corpo . Agli arti inferiori rimane l’azione stabilizzatrice e in parte avanzante del corpo

E’ noto, poi, che la bracciata nel crawl prevede 4 “fasi”, che si possono esplicare in questo modo: 1) fase di appoggio/presa 2) fase di trazione 3) fase di spinta 4) fase di recupero(aerea).

Pochi erano gli allenatori: alcuni erano istruttori di nuoto (ARCI UISP, UNASP, FIN), pochissimi erano insegnati di E.Fisica laureati ISEF, che portavano la giacca della tuta durante l’insegnamento in vasca con una scritta sul braccio (M Lombardia o lo stemma della Cattolica di Milano). Questo simbolo dava la garanzia da un punto di vista metodologico,didattico e anche tecnico per l’utenza .

I metodi induttivi e deduttivi sono stati utilizzati nelle piu’ svariate forme. Sicuramente i secondi sono stati utilizzati maggiormente (prescrittivo, assegnazione dei compiti , ecc.) dove l’insegnante decide i tempi, i modi e l’organizzazione della lezione .

Eppure si lavorava tanto, con passione, desiderio e soddisfazione economica. La disponibilità compatibilmente con i propri impegni era assoluta (sabato , domenica , serale , mattutina, ecc)

L’istruttore di nuoto era rispettato e considerato come uno specialista.

Poi qualcosa è cambiato.

Oggi, dal mio punto di vista, ci sono troppi strumenti, che vengono utilizzati per sviluppare la fantasia dei bambini (ad esempio i colori per renderli a proprio agio). L’aspetto cognitivo, che va tanto considerato, mette in evidenza le differenze che la scuola primaria tende continuamente ad assottigliare; ma i programmi e le possibilità che la scuola propone sono modelli legati ai BES –bisogni educativi speciali o ai dichiarati (con sostegno) che sempre di più necessitano di assistenza e programmi differenziati.

Insomma, sembra che i più bravi e i volonterosi non abbiano possibilità di successo e vengano continuamente penalizzati.

La giustificazione sociale ha preso il sopravvento sul “saper fare”, e l’impoverimento dell’autonomia e della capacità decisionale nel rispetto delle regole dei giovani si riflette negativamente nello sport.

Ma allora sorge un dubbio: dov’è finita la fantasia dei bambini di un tempo? Il blu ed il rosa erano i colori che contraddistinguevano i maschi dalle femmine! Ora quali sono i colori che li contraddistinguono?

La piscina è diventata un contenitore dove vengono proposte troppe attività per soddisfare gli insoddisfatti, quelli che cercano emozioni, performance, soluzioni miracolose per il dimagrimento, per il potenziamento o per l’apprendimento del nuoto in breve tempo e senza sforzi.

La cosi’ detta ginnastica non basta per vendere un abbonamento, è necessario abbinare il CORE STABILITY altrimenti il PILATES (povero Joseph) perde il suo primato.

Il sudore è lo stesso ma è aumentato il rumore, come se con quello si sudasse di più.

L’attività fisica, motoria e sportiva prevede una serie di approcci (fisici, mentali, alimentari) e pre requisiti necessari per ottenere nel tempo lo star bene e quindi dei benefici che si costruiscono lentamente e non in funzione delle mode.

La formazione della personalità dipende, per quanto riguarda l’area motoria, dallo sviluppo degli analizzatori (ottico, acustico, tattile , vestibolare e cinestesico) e poi degli schemi motori di base, anche di tipo posturale, per poi passare alle capacità coordinative generali e speciali, per arrivare alle abilità motorie .

In acqua cosa serve?

In acqua si va per IMPARARE o per giocare e divertirsi (quando non c’è la paura), o perché si hanno problemi di scoliosi, anche se recenti studi del GSS e dell’ISICO dimostrano come non sia del tutto vero che la piscina possa aiutare.

Personalmente ritengo utile che al mare, in piscina o nelle zone balneabili come laghi o fiumi si debba andare in sicurezza e serenità, cercando di ottimizzare le proprie risorse.

Ma di questo argomento ne parleremo piu’ approfonditamente nella seconda parte……

Per ora buona nuotata!

 

Bibliografia di riferimento:

Manuale di sopravvivenza acquatica per mamma e papa’ Ed. Caraba’ 2014

Giuseppe Righini

Attività Motorie e processo educativo SSS Roma Sotgiu /Pellegrini 1989

Mi alleno nuotando con stile Ed Caraba’ 2015 Giuseppe Righini

 

Prof. Giuseppe Righini

Docente SIT FIN

Diplomato ISEF e Laureato in S.Motorie

Laureato in Pedagogia

Istruttore di Base FIN

Maestro di Salvamento FIN

Istruttore IRC BLSDa

  1. righigi@alice.it